Archivi categoria: Parole e pubblicazioni: la Puglia dà emozioni

A scuola di “haiku” con Elvira Leone

Ultimo appuntamento stagionale per Cime di Puglia con la rubrica Parole e pubblicazioni: la Puglia dà emozioni, condotta sempre ammirevolmente dal duo Elisabetta Russo in video e Graziano Bevilacqua in regia.

Per l’intervista finale una quota rosa, che ci prende per mano – per la seconda volta in questo cammino letterario – nei sentieri dolci e armoniosi della poesia: con noi è collegata Elvira Leone che ci presenta la sua raccolta poetica L’aurora indugia (prima che il gallo canti).

La protagonista di giornata è una insegnante di italiano che ama – tra una lezione e l’altra – far approcciare i suoi studenti anche a quella che è definita “scrittura creativa” e che, sottolinea, in Paesi come Giappone, Stati Uniti e Gran Bretagna è una prassi, una vera e propria disciplina.

La sua raccolta poetica ha proprio il sapore orientale della tradizione nipponica: è un libro che ospita esclusivamente poesie haiku.

Ci serviamo e parafrasiamo le parole di Elvira per spiegare – grammaticalmente e culturalmente – cosa sono gli haiku: si tratta di componimenti poetici che si articolano in tre versi e diciassette sillabe (ortografiche o con l’applicazione della sinalefe); nascono storicamente nel XVII secolo e l’esponente più importante, non il primo in senso cronologico, è il giapponese Matsuo Basho.

Riprende un altro tipo di poesia, il tanka, risalente addirittura al V secolo d.C., più lunga e articolata dall’haiku e da cui quest’ultimo ha estrapolato i primi tre versi.

Distinguendosi, così, per l’essenzialità della comunicazione di un frammento, di un attimo, di uno stato d’animo.

Tant’è che la professoressa definisce l’haiku attimi scintillanti di poesia, che brillano di luce, come degli scatti fotografici”.

Non solo.

Il suo libro accompagna ogni singola poesia con un dipinto realizzato con acquerelli, sempre opera di Elvira Leone, testimoniando la trasversalità artistica dell’autrice.

Se da un lato Elvira ci pervade con la sua passione verso questi “soffi di poesia” romantici ed essenziali, asciutti nella loro compattezza stilistica e in grado di schiudere le porte dell’animo, dall’altro ci fa dono di un insegnamento “scolastico” per chi vuole o vorrà approcciarsi a questa disciplina: per saper scrivere in modo creativo bisogna saper scrivere, e per saper scrivere bisogna leggere, e tanto.

Sebbene sia valido l’assunto secondo il quale la creatività sia frutto anche di istinto, di ispirazione, di coinvolgimento dei sensi (“ai miei alunni faccio comporre haiku con un sottofondo musicale e un foglio da disegno accanto”, ci svela la scrittrice), va altresì specificato che il componimento segue un percorso tracciato, fatto di steps: lettura, progettazione, stesura.

Non ci si può improvvisare scrittori. Anche se creativi.

Per tutti i dettagli del libro e della poesia creativa il rimando è all’intervista al link  https://www.youtube.com/watch?v=NM9cOYl5K5c

Ringraziamo Elvira Leone per averci fatto scoprire con la sua L’aurora indugia un nuovo affascinante modo di scrivere e raccontare di poesia.

L’aurora indugia, Elvira Leone, Youcanprint.

Claudio Mastrodonato

Fausto Campanozzi ci racconta Come le viole ad ogni primavera

Cime di Puglia torna con un nuovo appuntamento della rubrica Parole e Pubblicazioni: la Puglia dà emozioni.

Grazie alla coinvolgente conduzione di Elisabetta Russo e alla competenza tecnica di Graziano Bevilacqua è presente in video l’eclettico – insegnante di scuola per professione, ma anche scrittore, musicista jazz, istruttore di yoga e terapista ayurvedico – Fausto Campanozzi.

Naturalmente l’ambito della scrittura sarà quello che accarezzeremo, e il suo testo Come le viole ad ogni primavera sarà il canale per conoscere di più il nostro ospite.

È una storia, non è un romanzo, non ha climax e scioglimento, non ha pathos. È lineare ma comunque incuriosisce”.

Lo presenta così Fausto il suo libro.

Un libro che racconta il periodo della sua infanzia e adolescenza – a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 – che avrebbe dovuto avere una genesi diversa, e che ha per protagonista lui, i suoi fratelli – uno dei quali prematuramente scomparso nel gennaio del 2021 e che è il reale protagonista del testo – e i suoi amici.

Non è la solita autobiografia (“non gliene frega niente a nessuno della mia vita”), ma vengono raccontati spaccati di vita realmente accaduti a lui e alla sua comitiva, di cui in molti casi vengono mantenuti anche i nomi reali.

Non mancano nemmeno i riferimenti storici che hanno caratterizzato quel periodo del secondo dopoguerra, dall’allunaggio alla guerra in Vietnam, dalla dittatura cilena all’epidemia di colera.

Ogni capitolo racconta una vicenda di Fausto prima bambino, poi adolescente, dei suoi cambiamenti interiori, degli spostamenti da un paesino ad un altro per vacanze o per andare a trovare i parenti in un paesino vicino.

Con l’obiettivo di mantenere ancor più viva la memoria di suo fratello, non solo nei cuori dei famigliari, ma anche in coloro che si cimenteranno nella lettura di queste pagine.

Con la volontà di raccontare un’epoca “meravigliosa”, per chi l’ha vissuta in prima persona e per chi l’ha letta, ascoltata attraverso la musica e la poesia, saggiandone il profumo della libertà, la carica emotiva.

Con il desiderio di emozionare, divertire, perché no commuovere. Ma senza presunzione.

Arrivando “all’anima del lettore, con delicatezza e leggerezza. Le pagine devono girarsi da sole”.

…C”è bisogno di ritrovare il passato, dove il tempo acquista finalmente un senso compiuto. E l’unico modo per farlo è ricorrere alla memoria.

Ringraziamo Fausto Campanozzi per le emozioni che è stato in grado di trasmetterci in questi minuti in sua compagnia.

Il video integrale dell’intervista lo trovate qui: https://youtu.be/1B9dOR5x8v4

Come le viole ad ogni primavera, Fausto Campanozzi, Narrativa.

Claudio Mastrodonato

La pausa del caffè con Antonio D’Ostuni

Non si ferma la macchina di Cime di Puglia, in costante movimento alla scoperta – e proposta – di nuovi libri per la consueta rubrica Parole e pubblicazioni: la Puglia dà emozioni.

Sapientemente diretta dalla regia di Graziano Bevilacqua, Elisabetta Russo incontra questa volta Antonio D’Ostuni.

Persona genuina, Antonio ci presenta il suo libro, dal titolo assai curioso: La pausa del caffè, il cui “sovratitolo” – per la posizione in copertina – è 70 piccoli racconti da leggere durante.

E potrebbero essere molti di più!” tiene subito a precisare il nostro autore di giornata.

Il titolo è di per sé alquanto esplicativo di cosa vuol raccontare: sono storielle di tutti i giorni, prese dal vivere quotidiano, dall’attenta osservazione di Antonio della sua città, Bari.

Quando noto qualcosa mi piace metterlo per iscritto, poi ci aggiungo qualcosa di mio prendendola dalla fantasia o dai ricordi che affiorano”. Una ricetta semplice, ma efficace, visto il risultato.

D’altro canto è propria di Antonio quest’indole di voler scrivere, lui che ci racconta di provenire da una famiglia che leggeva e scriveva molto e che gli ha trasmesso la medesima passione. E così lui con i suoi figli.

Persone, luoghi, dettagli, profumi. Sono questi i protagonisti di questi 70 piccoli racconti, da leggere “giusto il tempo di bere un caffè” nella pausa pranzo di lavoro o in compagnia di un amico.

Brevi e coinvolgenti, da “bersi” tutti d’un fiato.

Particolari anche le “fonti di ispirazione” di Antonio D’Ostuni.

Innanzitutto, una radionovela colombiana – prima ancora delle telenovelas – “La zia Julia e lo scribacchino” di Mario Vargas Llosa, che si caratterizzava per la sua capacità di sintesi.

In secondo luogo, l’esempio dello scrittore Henry Bernstein, drammaturgo vissuto a cavallo tra il XIX e XX secolo che scrisse “Il muro invisibile” all’età di 96 anni.

Perché niente avviene per caso.

Perché tutto è possibile, se lo si vuole davvero.

Di una cosa Cime di Puglia può fregiarsi: è la prima intervista di Antonio D’Ostuni col suo libro.

Non vi sono presentazioni pubbliche o eventi organizzati, dovuto anche al fatto che “La pausa del caffè” è stato pubblicato solo sul finire del mese di luglio scorso.

E se Cime di Puglia è la prima vetrina per questo curiosa raccolta di storielle, c’è anche un po’ di noi nella genesi della stessa.

Se (70 piccoli racconti da leggere durante) La pausa del caffè – infatti – è venuto alla luce, c’è del merito della nostra Cima Rino Nenna: in un loro incontro quest’ultimo ha convinto Antonio a pubblicare il libro, affidandosi alla stessa casa editrice che cura le pubblicazioni di Rino.

Un incontro fortunato, possiamo affermare.

E ci conferma Antonio ne seguiranno altre di storie.

Qualcosa bolle in pentola!

Ringraziamo Antonio D’Ostuni per la sua compagnia e spontaneità.

Come di consueto, il link dell’intervista integrale è qui: https://youtu.be/1PIDv3ABhSU

La pausa del caffè, Antonio D’Ostuni, Joyprint.

Claudio Mastrodonato

Alla scoperta di Betterworld

Nuova, coinvolgente, proposta letteraria lanciata da Cime di Puglia per la consueta rubrica Parole e pubblicazioni: la Puglia dà emozioni.

Squadra che vince non si cambia, e al collaudato tandem Elisabetta Russo-Graziano Bevilacqua questa settimana è ospite in collegamento Massimo Cerbera.

Il libro, dal titolo “Betterworld”, è scritto a quattro mani con Beatrice Ruscio.

Pugliese di nascita il primo, di Avezzano – ma trapiantata in Puglia la seconda – condividono la passione per la sceneggiatura cinematografica e sono da anni impegnati nella realizzazione di cortometraggi di respiro nazionale ed internazionale.

In un processo per certi versi opposto rispetto alla consuetudine, dove solitamente alla pubblicazione di un libro segue la messa in scena di un film, ci spiega Cerbera che “abbiamo pensato alla sceneggiatura di un film e da lì abbiamo scritto questo libro”.

Betterworld – a dispetto del nome e del suo significato, “Mondo migliore” – è un romanzo distopico; “un progetto che si proponeva la ricerca e la colonizzazione di un pianeta con caratteristiche idonee alla vita, simile alla Terra ormai al collasso ambientale, demografico e sociale”.

Una storia che parte nel presente, anno 2020, ma che si sviluppa in un futuro lontano quasi cent’anni, che prova a distaccarsi dalla nostra attualità, ma che rimane all’interno di un contorno che “plausibilmente potrebbe essere”, non del tutto fantastico e fantasioso.

Eva e Beatrisa sono le due protagoniste della vicenda, rivali dal punto di vista professionale, ma che si troveranno a dover combattere una lotta comune per poter salvare il pianeta.

Non sveliamo altri dettagli, ma si può certamente asserire che si tratti di un libro con una tensione di fondo che mantiene alta l’attenzione, e nel quale i colpi di scena non mancano.

Senza necessariamente dare una morale, semplicemente raccontando una storia, e farlo con un linguaggio di veloce impatto – sebbene non manchino tecnicismi del settore informatico, farmaceutico e aerospaziale.

Non abbiamo ancora catturato del tutto la vostra attenzione?

Lasciamo che sia lo stesso autore a conquistarvi con le sue parole.

L’intervista integrale per Cime di Puglia la trovate qui: https://youtu.be/jbL8oT1-iRY

Ringraziamo Massimo Cerbera e Beatrice Ruscio per averci fatto dono di quest’opera, con l’auspicio di poterlo anche gustare sul grande o piccolo schermo.

Betterworld, Massimo Cerbera e Beatrice Ruscio, ARPOD.

Claudio Mastrodonato

Angela Angelastro è parole e poesia: “L’Eccezione”

Nuovo appuntamento, nuova intervista, “vecchia” conoscenza per Cime di Puglia e la sua rubrica Parole e pubblicazioni: la Puglia dà emozioni.

Con l’incessante lavoro e passione di Elisabetta Russo e Graziano Bevilacqua è tornata a farci visita Angela Angelastro.

Già incontrata qualche settimana fa per la mostra fotografica “L’oggetto dell’abbandono” che ha avuto luogo a Bari nel mese di ottobre, oggi le luci di scena sono tutte per lei e per la sua raccolta di poesie dal titolo “L’Eccezione”, pubblicato nel luglio del 2019.

Angela è una Cima di Puglia trapiantata a Mantova, di professione psicoterapeuta, per passione poeta, narratrice e appassionata di fotografia.

La sua opera – come detto – è una raccolta di poesie, felice parto della sua mente, composte tra la fine degli anni Novanta dello scorso millennio ed il 2018.

 

La piacevole conversazione con la nostra Elisabetta rivela quello che può essere definito l’elemento fondamentale che si cela tra le pagine del libro: l’amore (“il poeta ascolta ciò che l’amore detta”).

Ci racconta la sua inclinazione verso il mondo della poesia avuta fin da bambina, sempre con una matita ed un foglio di carta in mano, circondata da libri di poesia e romanzi.

Ci racconta di sé come una scrittrice ostinata, “perché la vita è ostinata, e la scrittura è la quint’essenza della mia ostinazione”.

Ci racconta di come la poesia possa avere una sua funzione terapeutica, capace di spostare e trasportare mente e anima da un luogo metaforico ad un altro, da una condizione all’altra, rompe l’immagine, la destruttura e la ricompone in modo differente.

Ascoltarne i versi diventa esperienza plurisensoriale appagante.

Per la musicalità e la ritmica della narrazione.

Per la disposizione spaziale sul foglio di carta.

Versi, questi di Angela Angelastro, da non sprecare, ci chiede.

Non li sprecheremo, li accoglieremo, li mischieremo con le lacrime, con il cuore in gola, rivivremo ricordi, e con loro cominceremo i giorni”.

Conclude così la postfazione del libro Sonia Basilico, amica della nostra protagonista di giornata.

Ringraziamo Angela Angelastro per la passione e l’emozione che ha trasmesso a tutti noi in ascolto.

Link dell’intervista integrale: https://youtu.be/h1BqpO3FX4Q

Angela Angelastro, L’Eccezione, Edizioni Ensemble.

Claudio Mastrodonato

Le origini di Carbonara di Bari raccontate da Salvatore Tau

Dopo la coinvolgente parentesi fotografica dello scorso appuntamento, Cime di Puglia si tuffa con rinnovato entusiasmo tra libri e romanzi scritte dai nostri conterranei per la consueta rubrica Pensieri e pubblicazioni: la Puglia dà emozioni.

Con l’effervescente curiosità di Elisabetta Russo e la precisione registica di Graziano Bevilacqua è a farci compagnia in questo quinto incontro Salvatore Tau, nativo di Maglie, nel leccese, e barese di adozione, lavorando nel quartiere Carbonara.

Il suo testo – con un’intestazione lunga ma chiara – si intitola La costruzione della società Carbonarese nel corso dei secoli: dai primi fuochi fino al 1800.

A primo acchito sembra uno di quei tomi di sociologia di ricerca e censimento di una popolazione, e difatti la ricostruzione storica che c’è dietro la realizzazione del testo è tale da meritarne una menzione storiografica degna di un docente universitario.

Addentrandosi tra le trame del volume vengono snocciolati dati, elenchi e nomi di quelle famiglie che dall’epoca normanna – siamo nel XII secolo – fino alla prima metà del XIX secolo hanno abitato, vissuto e contribuito alla formazione di questo quartiere di Bari.

I fuochi citati nel titolo – ci racconta Salvatore – corrispondono letteralmente ai camini presenti all’interno delle case e metaforicamente rappresentano le famiglie che vi abitavano.

Il cosiddetto focolare domestico.

Ad ogni famiglia veniva associato quello che oggi chiameremmo comunemente cognome, ma che tenendo fede alla cura della terminologia è invece definito alias, inteso come “equivalente”, “soprannome”; i quali nel corso dei secoli hanno vissuto ritocchi, smussature e hanno perso quella evocazione più dialettale in luogo di una più globale italianizzazione terministica.

Approcciarsi agli alias diventa propedeutico per carpirne l’origine sociale – nobile piuttosto che umile – geografica (da Bari soprattutto, da zone limitrofe, anche dal Nord Italia) ed il periodo storico di origine, dai Normanni agli Angioini, fino al Regno delle Due Sicilie.

Per chi immagina di accostarsi ad una lettura asettica e meramente compilativa di nomi e dati si dovrà presto ricredere.

Tra le righe è tangibile ed evidente la passione della ricerca che Salvatore Tau ha profuso in questi anni, tra ricerche fisiche, ad esempio presso l’Archivio di Stato di Bari, e a mezzo social, raccogliendo foto, documenti, testimonianze di abitanti del quartiere Carbonara, servendosi (perché no?!) anche di aneddoti e leggende tramandate di generazione in generazione.

E voi siete curiosi di vedere se anche il vostro cognome vive o ha vissuto, anche solo di passaggio, questa porzione di terra barese?

La risposta è nel libro di Salvatore Tau, che ringraziamo per la sua appassionante e specifica spiegazione storica e sociale.

 

L’intervista integrale è al link https://youtu.be/WtEw0Ph4cMQ

Salvatore Tau, La costruzione della società Carbonarese nel corso dei secoli: dai primi fuochi fino al 1800, Ed. Joyprint.

Claudio Mastrodonato

Tra foto e poesia, la mostra “L’oggetto dell’abbandono” è a Bari.

Cime di Puglia va oltre la prosa e, per il quarto appuntamento della rubrica Parole e pubblicazioni: la Puglia dà emozioni – dopo la pausa estiva – abbraccia l’arte della poesia unita a quella della fotografia.

In questa finestra non è un libro ad essere presentato.

È una mostra fotografica accompagnata da poesie a tema.

Il nome dell’evento è L’oggetto dell’abbandono, realizzato sinergicamente da Valeria Genco, Angela Angelastro, Antonio Nitti e Mimmo De Leonibus, tutti “orgogliosamente” Cime di Puglia: i primi tre in collegamento con l’impeccabile prontezza di Elisabetta Russo in video e Graziano Bevilacqua in regia.

Il progetto nasce da un’idea di Angela ed ha coinvolto il Collettivo fotografico Obiettivo Uno – cui appartengono gli altri tre – che si è posto come scopo quello di cercare luoghi abbandonati.

Ma non per questo dimenticati.

La genesi del gruppo viene raccontata da Antonio Nitti: “Abbiamo iniziato separatamente a scattare fotografie di luoghi abbandonati o ecomostri”, per poi scoprirsi di avere questa comune passione di “esplorazione urbana o archeologia industriale”.

Cosa c’entra quindi la poesia con queste particolari tipologie di foto?

La risposta è nell’intuizione della stessa ideatrice, Angela Angelastro, che ispirata dalle immagini ha messo su carta pensieri, sensazioni, emozioni; anzi, per dirla con le sue parole, “è come se ci fossero voci in quei luoghi che andavano raccontate”.

Un successo creativo di un gruppo dalla forte impronta artistica.

Con la scelta sapiente e tutt’altro casuale dei luoghi da immortalare.

Con la capacità di sapersi approcciare ad uno scorcio antropomorfo abbracciandone il background.

Con la volontà di proteggerne la memoria, prendersi cura del suo valore, perché “gli oggetti perdono la vita quanto più noi ne perdiamo la familiarità”.

Con il desiderio di dare una voce a questi ambienti. È infatti precisa scelta letteraria quella di accostarne testi che parlano in prima persona, come se fossero essi stessi a raccontarsi, a trasmettere il proprio senso di vuoto e svilimento.

Una amalgama emozionale, al punto da generare più di una volta stati d’animo di commozione agli avventori.

Dove è possibile trovare questa ispirante mostra poetico-letteraria?

Nella città vecchia di Bari, ne La Ciclatera, locale storico del capoluogo pugliese.

C’è da affrettarsi però, perché l’esposizione termina il 31 ottobre, tutte le sere a partire dalle ore 19:00.

Cime di Puglia ringrazia i suoi ospiti per aver regalato un tocco artistico diverso dal solito, carico di grande coinvolgimento.

Link dell’intervista integrale: https://youtu.be/rbQAchHrZzE

L’oggetto dell’abbandono, Valeria Genco, Antonio Nitti, Mimmo De Leonibus, Angela Angelastro.

La fotografia ti permette di fermare l’attimo, cogliere un istante, fermare il tempo. Lasciare ai posteri un ricordo della tua vita, lasciare che qualche altro veda con i tuoi occhi. Giovanni Amodio.

Claudio Mastrodonato

Alessandra Nenna racconta “Come ho abbracciato la mia ombra”

Terzo appuntamento con la nostra rubrica Parole e pubblicazioni: la Puglia dà emozioni.

Con il solito, prezioso, lavoro sinergico di Elisabetta Russo e Graziano Bevilacqua questa volta è presente Alessandra Nenna, scrittrice e giornalista pugliese che parla del suo romanzo Come ho abbracciato la mia ombra.

Non è una novità che nelle proprie composizioni – che si tratti di prose o poesie – l’autore metta qualcosa di sé, descriva in maniera più o meno latente una sfumatura del proprio essere.

Non fa eccezione Alessandra, che spiega come i passi della protagonista, Nicole, siano a grandi tratti i suoi: la vita di entrambe si allaccia ad un uomo con cui si instaura una relazione che l’autrice definisce – senza troppi giri di parole – tossica.

E se nella realtà Alessandra ha messo alle spalle da alcuni anni questa difficile situazione personale, al punto di riuscire a parlarne con orgoglio e fermezza (“uscendo dal mio tunnel ho cercato di mettere ordine e raccontare in maniera romanzata cosa significhi vivere una dipendenza affettiva”), Nicole è alla ricerca della via di redenzione attraverso un percorso interiore e personale.

Conosciamo meglio la ragazza del libro.

Trentacinque anni, carattere introverso, appassionata di fotografia e a cui dà un

carattere molto personalizzato immortalando la

gente di spalle, Nicole è la classica “ragazza della porta accanto”.

Tra gli uomini e le donne colti dal fuoco dell’obiettivo c’è Ettore, il quale avrà il merito di conquistare il suo amore ed allo stesso tempo le farà vivere una continua altalena emozionale.

Il labile confine tra compenetrarsi in un amore e riuscire a distaccarsene da esso.

Alla luce di queste poche battute sul romanzo, assume contorni più nitidi il senso che si cela nel titolo.

Ecco l’ombra.

Ecco il buio che si oppone alla luce della consapevolezza.

Ecco l’oscurità che va a sbiadire i contorni della vittima e del carnefice.

Tutto perduto quindi?

Una speranza la restituisce proprio Alessandra nell’intervista: “l’ombra non ha solo un’accezione negativa, è qualcosa che non si è ancora rivelato, ma può essere anche un dono, un noi nuovo.

Ringraziamo Alessandra Nenna per il suo racconto coinvolgente e che ci ha permesso di bussare anche alla porta dei suoi ricordi.

Link dell’intervista integrale: https://youtu.be/ew8H2QmENIA

Alessandra Nenna, Come ho abbracciato la mia ombra, Bookabook editore.

Claudio Mastrodonato 

Il Vangelo di Gollum secondo Ivano Sassanelli

Se Pensieri e pubblicazioni: la Puglia dà emozioni nasce per accompagnare l’estate dei lettori pugliesi – e non solo – con tante accattivanti proposte di lettura, la nostra rubrica di Cime di Puglia si presta a maggior ragione a tenerci compagnia con l’arrivo dei primi freddi e delle prime piogge autunnali, tra un pleid e una bevanda calda.

Con il binomio più collaudato dell’associazione – Elisabetta Russo e Graziano Bevilacqua – è ospite di questa seconda puntata Ivano Sassanelli.

Docente presso la Facoltà Teologica Pugliese di Bari, Sassanelli presenta il suo testo: Tolkien e il Vangelo di Gollum.

Con poche parole il titolo centra in pieno l’idea che si articola all’interno del libro.

Tutto nasce da una citazione biblica, ci racconta Ivano: “Dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”.

Questo trafiletto – estratto del Vangelo di Luca – è stato galeotto nella decisione dell’autore di intrecciare nella narrazione i suoi orientamenti teologici con i racconti di John Ronald Tolkien, la cui mente ha partorito famosissimi romanzi, su tutti Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit.

Sassanelli tiene subito a precisare che il suo scritto non rappresenta una prosecuzione delle opere tolkeniane, bensì entra nelle loro trame, le analizza, le scruta con occhi diversi, offre nuove ed accattivanti chiavi di lettura.

Senza abbandonare la matrice cattolica.

D’altro canto è lo stesso Tolkien ad aver lasciato – postumo – una dichiarazione in cui conferma il profondo legame tra i suoi testi e la religione cattolica, in ossequio alla sua fede e formazione.

Allo stesso modo il nostro conterraneo, dopo aver approfondito nella prima parte la vita e le opere di Tolkien in un rispettoso parallelismo con la personale formazione, nella seconda si cimenta nella comprensione ed analisi delle stesse; la definisce bioetica fantastica, dove la letteratura diventa mezzo comunicativo di significati profondi ed altamente spirituali, tra la fantasia e la realtà, tra le leggende e il Vangelo.

Un’opera complessa, forse, figlia di quell’idea che Ivano afferma con orgoglio all’interno della chiacchiera con Elisabetta: “non amo le strade facili, seguo i crocicchi”.

 

E tra i crocicchi è più semplice scovare quegli elementi, quella “scintilla” – per rubare un termine dello stesso Ivano – che consente allo scrittore (e a chiunque, in fin dei conti) di “creare meraviglia. Per scoprire la meraviglia che è in noi”.

Ringraziamo Ivano Sassanelli per averci portato per mano in questa appassionante e personale disamina del mondo di Tolkien.

Trovate l’intervista integrale al link https://youtu.be/ySq3GnT84pw.

Prossimo appuntamento in compagnia di Alessandra Nenna.

Ivano Sassanelli, Tolkien e il Vangelo di Gollum, Cacucci Editore.

Claudio Mastrodonato

Storie di grandi donne tra Bari e Bitonto

Metteteci un libro, Storie di grandi donne tra Bari e Bitonto e sei donne tenaci e piene di entusiasmo, Barbara Buttiglione, Chiara Cannito, Lizia D’Agostino, Gianna Lomangino, Carmela Minenna e Mariella Vitucci.

La miscela perfetta per riaprire la rubrica curata da Cime di Puglia “Parole e pubblicazioni: la Puglia dà emozioni”.

Dopo una piccola pausa estiva – giusto il tempo di ricaricare le batterie – Elisabetta Russo in video e Graziano Bevilacqua in regia riprendono la “marcia” letteraria alla scoperta di testi e autori che della Puglia sono figli.

In questo incontro tre delle autrici, Barbara Buttiglione, Chiara Cannito e Carmela Minenna alzano il sipario sulla loro opera.

Storie di grandi donne tra Bari e Bitonto è a tutti gli effetti una raccolta di “storie”, con un duplice comune denominatore, e in questo già il titolo è molto chiaro: il ruolo femminile come protagonista e la terra di Bari e Bitonto come teatro degli eventi.

Si racconta di 40 donne che abbattono le barriere temporali – dal Medioevo fino alla contemporaneità – portando la loro memoria fino ai giorni nostri.

Si racconta di donne del popolo, ma che hanno preso in mano la loro vita e ne hanno fatto – in modi diversi ma ugualmente validi – un piccolo capolavoro, parafrasando le parole dell’indimenticato Papa Giovanni Paolo II.

Si racconta di una donna ricamatrice, una suora che diventa la prima direttrice di un ospedale, una donna appassionata di arte che sovvenziona le decorazioni di una chiesa nel bitontino, una donna impegnata nel volontariato, una donna che non ha paura di alzare la voce e condurre una vera e propria ribellione per il rincaro dei prezzi della farina e del pane. Giusto per citarne alcune.

Si racconta – insomma – di un mondo che il passato e la storia hanno troppo spesso relegato ad essere in subordine, magari derubricato a romanzo rosa che ispira vicende fantastiche con cui sognare ad occhi aperti.

Ed invece sono donne – queste – che trasudano realtà.

Realtà rafforzata da tutte le testimonianze che le sei instancabili autrici hanno raccolto, tra testi, piccole bibliografie, interviste a parenti e conoscenti; e dove queste non sono pervenute, sono state realizzate illustrazioni che hanno avuto l’importante compito di trasmettere emozioni, suggestioni, l’approccio empatico con i loro tempi ed il loro vissuto.

Termina qui l’ambizioso progetto lanciato dalle sei compagne di viaggio in questa prima tappa autunnale di Cime di Puglia?

Assolutamente no, anzi.

Ci ricordano che all’indirizzo mail piccolestoriedigrandidonne@gmail.com è possibile ampliare e proseguire la strada tracciata, facendo conoscere altre storie con protagoniste donne che si sono – nel loro piccolo – distinte.

Anche fuori dalle città di Bari e Bitonto.

Anche fuori dalla Puglia.

Ringraziamo le autrici di questo interessantissimo tomo per averci in qualche modo regalato “prospettive e chiavi di lettura” meno battute.

Il link dell’intervista integrale? Eccolo qui: https://youtu.be/bOkJKY-SOoc

Prossimo appuntamento con Ivano Sassanelli.

Storie di grandi donne tra Bari e Bitonto, Barbara Buttiglione, Chiara Cannito, Lizia D’Agostino, Gianna Lomangino, Carmela Minenna, Mariella Vitucci, Ed. Secop.

Claudio Mastrodonato